Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||||||||||
|
Trento, 25 settembre 2006 L’attuale tragedia israelo-libanese ha ancora una volta messo in primo piano i nodi del Medio-Oriente che non sono problemi circoscritti alla regione, ma coinvolgono l’agenda politica e il futuro di tutti. Nello stesso tempo ha messo a nudo la debolezza delle istituzioni internazionali nel trovare una voce comune e mezzi efficaci per evitare i massacri di cui siamo stati testimoni. La decisione di inviare in Libano un contingente militare internazionale sotto la bandiera delle Nazioni Unite è un passo positivo, una presa di responsabilità prima di tutto nei confronti della popolazione civile (ostaggio e vittima principale di questa e delle altre guerre in corso) e poi di una situazione che chiede di essere affrontata in modo radicale, partendo dalla questione palestinese e coinvolgendo tutti gli attori dell’area. Inviare truppe armate in una zona e in un momento di grande confusione, con una tregua estremamente precaria, è un rischio altissimo: per gli uomini e le donne direttamente coinvolti, ma anche per il processo di pace che deve ancora nascere. I pacifisti sono convinti che reali e duraturi cambiamenti nelle relazioni tra stati e popoli potranno avvenire solo con una trasformazione sostanziale dei metodi, con una nuova logica che affermi e realizzi il primato della legge e della trattativa su quello delle bombe. L’alternativa alla forza militare è stata pensata e richiesta ormai da decenni: corpi civili, non armati, altamente addestrati ad una interposizione nonviolenta; una forza da utilizzare in stretta coerenza con il lavoro della diplomazia ufficiale e delle società civili coinvolte. Tuttavia ad oggi si tratta di un’alternativa numericamente esigua ma comunque operativa in diverse zone di conflitto, seppur non sostenuta dalle istituzioni nazionali e sovranazionali. Tra l’immobilismo e la mancanza di strumenti alternativi, si può concordare quindi con l’invio di una formazione internazionale militare, nella consapevolezza che si sta giocando una carta rischiosa e senza garanzie di successo, ma convinti che non si possa “stare a guardare”. A partire da queste considerazioni si riteniamo che il Trentino, nella sua vocazione di provincia impegnata nelle tematiche della cultura della Pace, debba prendere la parola attraverso i suoi rappresentanti in merito a quanto sta avvenendo. Poiché occorre temperare alcuni dei pericoli insiti in questa operazione, i pacifisti trentini hanno chiesto: ─ massima chiarezza rispetto ai compiti assegnati alle forze militari, in particolare che queste non possano essere incaricate di assicurare il disarmo o lo scioglimento di Hezbollah; ─ cura attenta nel costruire e mantenere una posizione di equidistanza tra le due parti; a questo fine risulta necessario cancellare o, almeno, sospendere l’Accordo di Cooperazione Militare stipulato con Israele lo scorso anno; ─ garanzia assoluta che la Forza di Interposizione resti sotto stretto comando ONU e non possa essere trasferita alla NATO, dal momento che Israele ha partecipato a manovre militari NATO in Sardegna con l’addestramento di militari probabilmente impiegati nella guerra contro il Libano; ─ che la Forza di Interposizione venga dislocata sulla zona di confine tra i due stati e non soltanto sul territorio libanese, che è stato oggetto di attacco; ─ che le spese della missione restino nel bilancio previsto per questa tipologia di missioni, senza intaccare i capitoli della spesa sociale; ─ controllo e trasparenza sulla conduzione della missione. Ciò premesso il Consiglio impegna la Giunta provinciale 1. ad esprimere il proprio appoggio al Governo italiano nel suo impegno a costruire una forza di interposizione internazionale sul confine libano-israeliano; 2. a sostenerne l’attività in ambito diplomatico mirata al ripristino della legalità a partire dal rispetto delle risoluzioni ONU; 3. a contribuire a fornire nuovo impulso alla costituzione di corpi civili di pace (a livello internazionale e con accento sulla dimensione europea) che in futuro possano essere strumento di interposizione nonviolenta; 4. a fornire il proprio supporto alle organizzazioni umanitarie internazionali ed alle articolazioni della società civile, offrendo in particolare visibilità e sostegno a quei movimenti che si oppongono all’uso della violenza e lavorano per affrontare i conflitti attraverso il dialogo e il riconoscimento del diritto di ogni popolo alla sopravvivenza e alla dignità; 5. ad impegnarsi direttamente ed a invitare i Comuni trentini ad “adottare” città libanesi ed israeliane: l’adozione potrà configurarsi come un gemellaggio, che diventi, oltre che canale di aiuto concreto nella ricostruzione, anche una sorta di “scudo ideale” contro ulteriori attacchi. Cons. prov. dott. Roberto Bombarda
|
ROBERTO
| ||||||||||||||||||||||||||
© 2000 - 2024 EUROPA VERDE VERDI DEL TRENTINO webdesigner: m.gabriella pangrazzi |
||||||||||||||||||||||||||||
|